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martedì 15 novembre 2011

diciannove e novanta!

19,90 euro!
E' il prezzo medio di una capo di H&M, marchio internazionale di moda low cost.
Cosa ci si aspetta da un capo H&M?
Che sia "alla moda", che costi poco, che somigli a qualcosa d'altro, che non duri più di una stagione, che sopravviva almeno a tre lavaggi in lavatrice (6 se si porta in tintoria).
Cosa NON ci si aspetta da un capo H&M?
Che sia costoso, che sia un pezzo unico, che sia obbligatorio mandarlo in tintoria, che acquisti valore con il tempo.

Capisco che Donatella Versace abbia avuto il bisogno di commercializzare il marchio che appartiene a lei (o meglio appartiene a sua figlia Allegra, che allegra non è mai sembrata, alla quale buon anima di suo zio, il genio, ne ha lasciato il 50%  prima di essere assassinato), capisco che abbia avuto bisogno di monetizzare, capisco anche che per farlo abbia dovuto attingere all'archivio di famiglia, perché, diciamolo, da quando se ne occupa lei la creatività è latitante.

Quello che non capisco, e lo sottolineo, è che tutti plaudano a questa grande operazione commerciale come all'operazione creativa del nuovo millennio.
A parte sporadiche voci sul web non ho trovato alcuno che dica le cose come stanno, ovvero che la collaborazione tra il marchio Versace e H&M è nata al solo scopo di generare profitto per entrambi, e lo strumento usato per raggiungere tale lo scopo è, come da manuale, il MARKETING.



Non vorrei polemizzare, penso soltanto che Gianni Versace sia stato un grande sarto e creativo e che le sue opere avevano un senso, e un "peso", perché erano in-deteriorabili.


Come farà un capo Versace a costare 19 euro e 90 (si fa per dire, la media di prezzo è intorno ai cento euro)? Di cosa è fatto? Non certo di maglia di metallo leggera come la seta...forse di carta stagnola?